Graphic novel “Da Shanghai a Veroli”

L’incredibile e drammatica storia, per alcuni versi finanche misteriosa, dell’odissea dei coniugi francesi Albert Lang-Willar e Suzanne Picard per la prima volta in fumetto, scritto e illustrato da James Fantauzzi. “Da Shanghai a Veroli” vuole essere infatti un racconto grafico degli eventi che ebbero come sfortunati protagonisti, oltre alla già citata coppia francese, il padre del giornalismo d’inchiesta Albert Londres, i piloti Marcel Goulette e Lucien Moreau, eventi che ebbero tragicamente fine sui monti Ernici, in territorio laziale presso il comune di Veroli, il 25 maggio 1932. Una sciagura aerea avvenuta, come per un beffardo scherzo del destino, in una zona montuosa denominata “Femmina Morta”.


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In principio…

Fu negli anni 80 che mio nonno paterno, cittadino di Balsorano (Aq), accennò di questa sciagura aerea avvenuta nel 1932 e che ebbe come sfortunati protagonisti, oltre al “pilota”, una “coppia di sposi francesi in viaggio di nozze”, tragedia avvenuta sul versante marsicano dei monti Ernici, più precisamente a ridosso di una montagna simbolo della Valle Roveto, eterna e severa vedetta rocciosa da milioni di anni che separa il territorio abruzzese da quello laziale: “Pizzo Deda” (2041 m).

Questo racconto era quello dominante tra gli anziani della vallata ed era caratterizzato da particolari molto meno vividi, oltre che da importanti errori storici (come vedremo), rispetto ad esempio ad una altra sciagura aerea avvenuta a pochissimi km di distanza il 30 marzo 1963, quando il volo Itavia 703, un Douglas DC-3 che da Pescara doveva raggiungere l’aeroporto di Ciampino, terminò drammaticamente il proprio tragitto sul monte Serra Alta, nel territorio di Balsorano, schiantandosi a circa 1700 m di altezza alle 19:36: tutti morti gli occupanti, 8 vittime (tre dell’equipaggio e cinque passeggeri).


Fu durante la prima metà del 2000 che un barista del comune di Villavallelonga (Aq), originario di Veroli in provincia di Frosinone, mi regalò un libro scritto da un suo concittadino e dal titolo “Il mistero dei Monti Ernici – La Femmina Morta” (Casamari 2002). Sulla copertina, il profilo di una bella signora con classica pettinatura anni 30: mi bastò sfogliare al volo quelle pagine ricche di foto in bianco e nero, di dati, riferimenti e informazioni accurate, per capire che questa storia fu quella narratami dal nonno 20 anni prima e che la signora della foto fu l’illustre moglie di Alfred Lang-Willar: Suzanne Picard.

Una precisa e dettagliata ricostruzione degli eventi che l’autore e amico Stefano Magliocchetti ha saputo delineare raccogliendo informazioni anche oltre confine, intervistando i discendenti transalpini delle vittime, prelevando informazioni dai porti e dagli aeroporti utilizzati dai coniugi francesi, protagonisti del racconto, durante il loro infernale viaggio di ritorno che da Shanghai, dove vivevano per affari, li doveva accompagnare a Marsiglia.

L’aereo dove viaggiavano i nostri protagonisti non arrivò mai nella città francese: quel viaggio terminerà orrendamente sul monte delle Scalelle (1837 m) nel territorio laziale di Veroli, in località Femmina Morta, non lontano dalla già citata Pizzo Deda.

La ricerca di Magliocchetti corregge intanto gli errori sull’identità della coppia, errori condivisi, come già accennato, dagli anziani del territorio (i Lang-Willar erano sposati da anni e avevano 3 figli) e colma magistralmente molte lacune storiche anche inerenti alle caratteristiche del fatale incidente del velivolo Fairman 190 e delle biografie dei 2 piloti, Marcel Goulette e Lucien Moreau (che meriterebbero un’esposizione a parte e che tratteremo su questa pagina).


Alcune lacune permangono, tuttavia, tra cui quella più importante: fu un incidente aereo o un attentato (come qualcuno scrisse all’epoca)? 


Il libro di Stefano Magliocchetti costituisce a tutt’oggi l’unica opera esistente che ricostruisce a fondo questa incredibile narrazione storica ed è stata la principale fonte di riferimento del fumetto “Da Shanghai a Veroli – la vera odissea di Alfred e Suzanne”. 


LE VITTIME

Lucien Moreau

Alla guida del velivolo francese FARMAN 190* che precipitò alle 16 e 30 del 25 maggio 1932 sul Monte delle Scalelle, rilievo dei monti Ernici, nel comune ciociaro di Veroli impegnato quel giorno nelle festività religiose della santa patrona (Santa Salome), vi era il sottotenente Lucien Moreau, classe 1906.

Nella sciagura aerea perirono, oltre a Moreau, il capitano di volo Marcel Goulette e gli illustri coniugi transalpini Alfred e Suzanne Lang-Willar.Lucien nasce a Bellaing, piccolo comune della Francia settentrionale di 1220 abitanti, da una famiglia di umili origini. La madre gestiva il « Bar de la Paix » mentre il padre si spaccava la schiena 18 ore al giorno nelle miniere di carbone di Denain, una delle culle della rivoluzione industriale europea dell’800.

Era di prioritaria importanza far studiare il figlio, offrirgli un futuro migliore. Lucien, nel frattempo, nutriva sin da bambino una passione viscerale per l’aviazione, le motociclette e la meccanica. Dopo gli studi, si arruolò volontario nell’aeronautica navale e si specializzò nella guida degli idrovolanti, prendendo il brevetto di volo a soli 23 anni.

Sposò nel 1929 una ragazza di Denain e si trasferirono insieme a Versailles.

Fu considerato uno dei migliori istruttori di volo di FARMAN dell’aerodromo di Toussus-Le-Noble e nel 1930 salvò eroicamente la vita ad un suo allievo, oltre alla sua, prendendo il comando dell’aereo in avaria per una perdita d’olio, facendolo atterrare delicatamente senza danni.

Nel 1932, uno degli assi dell’aviazione francese (che presenteremo prossimamente), il capitano Goulette, lo volle con sé in una missione importante: recarsi a Brindisi, in Italia, per riportare sani e salvi una coppia di connazionali, i coniugi Lang-Willar, reduci da uno storico naufragio (Philippar) e da una sentenza di morte emessa da sbandati armati in una Shanghai in preda ad un conflitto bellico sino-giapponese. Lucien aveva maturato allora 1600 ore di volo.

Lasciarono l’aeroporto di Toussus-Le-Noble la notte del 24 maggio a bordo del Fairman F.AJRY190 e arrivarono in perfetto orario a Brindisi. Alle 14:30 del 25 maggio, Lucien ricevette il nulla osta per il decollo dalla città pugliese, insieme ai suoi passeggeri, nonostante le pessime condizioni meteorologiche.

Destinazione: Marsiglia.

Il suo corpo verrà ritrovato sugli Ernici il 26 maggio, a decine di metri dai rottami dell’aereo.

Oggi riposa nella tomba di famiglia a Denain. La potete visitare virtualmente cliccando qui: https://www.aerosteles.net/stelefr-denain-moreau

*Gli aerei FARMAN, furono prodotti da una società composta dagli omonimi fratelli nel 1908. Fino al 1941 produssero 200 tipi di aerei e chiuderà i battenti nel 1956.

Lucien Moreau tratto dal graphic novel “Da Shanghai a Veroli” di James Fantauzzi.

Moreau il giorno del suo matrimonio nel 1929.
Foto dell’archivio Annuaire de L’Aéronautique 1931 che mostra un Farman 190, lo stesso modello pilotato da Moreau e Goulette il giorno della sciagura.

Marcel Goulette

“Temperamento intrepido, volontà tenace, robusto come un lottatore, dotato di una bella intelligenza, era nato per vivere le grandi avventure che gli avvenimenti offrono a questo genere d’uomini eccezionali.”

Così lo descriveva Jean Coché, fratellastro di uno tra i più temerari e spericolati piloti di tutti i tempi: Marcel Goulette.

Nasce a Charmes, Francia, il 7 dicembre 1893 da genitori giardinieri. Studia con profitto e passione fino alla scuola nazionale superiore d’Arti e Mestieri di Chalous sur Marme, diventando ingegnere nel 1914.

Non ancora ventenne, dimostra ciò che sarà una costante della sua vita: un coraggio che lo porta ad imprese ad altissimo rischio per la sua incolumità. Per ben 18 volte si tuffa nelle acque ghiacciate e agitate della Moselle (fiume che attraversa anche la Germania e Lussemburgo), in un gelido mese di marzo, per tentare disperatamente di salvare la vita a 2 persone cadute in acqua da una piccola imbarcazione. Occorreranno ore per rinvigorire il giovane Goulette ma grazie a lui una persona è sopravvissuta.

Scoppia la Prima Guerra mondiale e diventa allievo ufficiale nella 16 esima Compagnia del Secondo Genio. Fece esplodere una mina tanto potente che 300 tedeschi morirono sul colpo. Occupato il cratere formatosi a seguito dell’esplosione, respinse due contrattacchi con granate, nonostante fosse ferito. Riuscì poi a contattare la fanteria comunicando la sua posizione.

Una lista delle sue stoiche prodezze belliche sarebbe troppo lunga da citare per intero in questo post e consiglio pertanto, per ulteriori approfondimenti, la lettura del libro di Stefano Magliocchetti, dal quale sono estrapolate quasi tutte le informazioni qui riportate, dal titolo “Il mistero dei Monti Ernici – La Femmina Morta” (Casamari 2002}.

Più volte “gravemente ferito” e riconosciuto “morto” in tre occasioni, venne riformato dall’esercito. Il giovane ufficiale di Charmes non accettò la riforma e rifiutò perfino la pensione: voleva continuare a combattere e “servire la patria” contro il nemico teutonico. I generali gli consigliarono allora l’aviazione considerando le gravi ferite che lo resero parzialmente mutilato e Goulette accettò di buon grado ma la guerra svolse al termine.

“Mio generale, io credo di essere stato un discreto e onesto combattente. Sono sicuro, pertanto, di essere un pessimo militare.” La risposta che Goulette diede al generale che gli propose la carriera nell’esercito fu lapidaria.

Nutrirà invece anima e corpo una passione viscerale per l’aviazione civile che lo porterà di nuovo ad imprese storiche, in qualità di capitano aviatore di riserva.

Si sposa nel 1918 con Germane Léontine Jeanne Margherite che gli darà 2 figlie.

Le imprese civili che proiettano Goulette nell’olimpo dei pionieri della storia dell’aviazione nascono il giorno in cui decise di creare una linea postale Parigi – Madagascar. Da allora, sarà un susseguirsi di avventure pionieristiche e di record mondiale di percorrenze e velocità, con un supporto tecnologico pari quasi a zero e con incidenti che per poco non gli costarono la vita a lui e all’equipaggio.

Per citare alcune imprese aeronautiche, tra le più importanti, a bordo di un Farman (di cui abbiamo già accennato riportando la breve biografia del sottotenente Lucien Moreau), ricordiamo:

Parigi – Antananarivo (Madagascar) in poco più di 10 giorni (1929);

primo collegamento aereo Madagascar – isola La Riunione (1929);

Parigi – Teheran (Iran), 5200 km in quasi 36 ore (1930);

Parigi – Saïgon (Vietnam) in poco più di 5 giorni (1930);

Parigi – Brazzaville (Congo) (1931);

Parigi – Alessandria (Egitto), andata e ritorno in 30 ore (1931);

Marsiglia – Antananarivo in poco più di 4 giorni (1931);

Antananarivo – Parigi in 5 giorni (1931);

Parigi – Città del Capo (Sudafrica), 10200 km in 3 giorni e 18 ore (1931).

Grazie a questi prodigiosi exploits e quelli legati alla Grande Guerra, il capitano Goulette riceverà numerose decorazioni:

Ufficiale della Legione d’Onore;

Croce di Guerra 1914 – 1918 con 6 citazioni;

Distintivo dei feriti militari;

Medaglia commemorativa della Guerra 1914 – 1918;

Cavaliere de L’Ordine di San Stanislao;

Comandante dell’Ordine della Stella nera;

Comandante dell’Ordine del Milione di Elefanti e del Parasole Bianco;

Grande medaglia d’oro dell’Aereo-club di Francia;

Grande medaglia d’oro della Société des ingénieurs Arts et Métiers;

Grande medaglia d’oro dell’Académie des sports;

Grande medaglia d’oro dell’Istituto Coloniale;

Trofeo nazionale della lega internazionale dei piloti;

Medaglia della Sté des industries de l’Est.

Nel maggio del 1932, il direttore del quotidiano francese Excelsior, il sig. Henri De Weindel, ebbe urgente bisogno di due esperti piloti per prelevare a Brindisi, in Italia, una coppia di amici reduci di un naufragio che fece scalpore all’epoca dei fatti: la motonave George Philippar, naufragata nel golfo di Aden per un incendio e dove perirono ben 56 persone.

La coppia da riportare urgentemente a casa sani e salvi erano i famosi coniugi transalpini Alfred e Suzanne Lang-Willar, operanti nel commercio internazionale. Non c’era tempo da perdere.

Goulette non poteva contare sul collega Salel, compagno di 1000 leggendarie avventure di volo, per cui la scelta cadde sul tenente Lucien Moreau di cui abbiamo già parlato in questa pagina.

Con il Farman 190, raggiunsero Brindisi la mattina del 25 maggio e si ricongiunsero con i Lang-Willar, arrivati via mare da Alessandria con la storica nave italiana Esperia.

Il clima non era buono e il percorso aereo da intraprendere era talmente pericoloso che un pilota inizialmente scelto come compagno di volo di Goulette, Destailleurs Chantraine, rifiutò l’incarico.

L’aereo decollò da Brindisi alle 14:30 per raggiungere Marsiglia ma l’aeroporto della città francese comunicò la mattina del 26 maggio all’aeroporto pugliese che il Farman di Goulette non è mai pervenuto. Il Ministero dell’Aeronautica italiana fu avvisato e scattarono così le prime ricerche.

Goulette, il leggendario, pluridecorato e spericolato pilota francese verrà ritrovato tra i rottami del suo prestigioso velivolo (che ha fatto scorrere così tanto inchiostro sulla stampa francese dell’epoca), sui monti Ernici, nel comune di Veroli, in località Femmina Morta, insieme al sottotenente Moreau e i coniugi Lang-Willar.

Si parlava anche di un probabile attentato.

Nel 1944 i nazisti bruciarono Charmes, la città natale di Goulette, durante le concitate giornate della Liberazione, deportando anche 150 abitanti in Germania (100 di loro non fecero più ritorno). Madagascar, memore delle pionieristiche imprese aeree sul proprio suolo del nostro protagonista pluripremiato, inviò dei doni molto importanti atti a favorire la ricostruzione della città francese in onore del suo eroe locale.

Alcune scuole, strade e piazze francesi sono intitolate a Marcel Goulette, il “capitano”.Riposa oggi nel cimitero della sua Charmes.

Per visitare virtualmente la sua tomba, clicca qui: https://www.aerosteles.net/steleen-tombe-goulette

Fonti:- Il mistero dei Monti Ernici – la Femmina Morta. (Casamari 2002), S. Magliocchetti

http://www.crezan.net/crezan.html, sito aviazione civile francese


Alfred Lang-Willar

Alfred Lang-Willar nasce a Basilea il 20 gennaio 1875 ma discendente da un’antica famiglia di alsaziani (il nonno fu uno dei 111 notabili ebrei riuniti sotto Napoleone nel 1806) e fu nipote di Léopold Louis-Dreyfus, fondatore del gruppo omonimo, specializzato in materie prime agricole e tuttora attivo in più di 50 paesi.

La scaltrezza di Alfred lo porterà a diventare braccio destro del cugino Louis Louis-Dreyfus all’interno del gruppo e si recherà in Argentina dove assumerà addirittura il ruolo di presidente della camera di commercio francese. Dovrà gestire in prima persona il flusso di grano argentino in Francia durante la prima guerra mondiale, dopo lo stop degli approvvigionamenti della Russia a seguito della Rivoluzione del 1917.

In uno dei frequenti viaggi in Argentina conoscerà colei che diventerà la compagna della sua vita, la “splendida Suzanne”, figlia elvetica del fondatore degli orologi Invicta.

Alfred entra a far parte della commissione per il rifornimento delle nazioni Alleate e della Royal Commission of Wheat Supplies.

Organizza nel 1917 l’Esposizione di guerra a Parigi e Buenos Aires nel Comitato patriottico.

Diventa vice presidente dell’associazione « Francia – America Latina », che contribuisce a fondare.

A seguito di tali impegni, riceve l’onorificenza di Cavaliere della Légion d’Honneur nel 1921.

Un anno prima, lascia momentaneamente i suoi impegni con la Dreyfus e frequenta con Suzanne i circoli letterari e politici più in voga di Parigi, diventando amico personale di alcune tra le più alte personalità della società francese (René Viviani e Anatole France su tutti) e amministratore di numerose società.

La crisi mondiale del 1929 spinge Alfred a riprendere le redini della società finanziaria del cugino e si reca in Manciuria con Suzanne per sviluppare il commercio della soia nel 1931, lasciando i 3 figli a Parigi.

A Shanghai, i Lang-Willar incontrano Albert Londres, padre del giornalismo d’inchiesta e amico di vecchia data di Alfred, conosciuto in Argentina anni prima, il quale scopre “scottanti” informazioni che aveva intenzione di pubblicare di ritorno in Francia.

Purtroppo per l’illustre coppia francese, è l’inizio di una serie nefasta di eventi che avrà il suo orribile epilogo sui monti Ernici in Italia, nel comune laziale di Veroli: il Giappone invade la Manciuria e in quel clima di guerriglia e caos, un gruppo di sbandati armati rapisce e condanna alla pena capitale Alfred e Suzanne. Riescono tuttavia a fuggire dalla prigione dove erano reclusi grazie ad un provvidenziale bombardamento aereo nipponico che provoca delle brecce nella struttura penitenziaria, pochi attimi prima di essere giustiziati.

Rimanere in Asia in questo contesto significa rischiare la vita ogni ora per cui maturano la decisione di abbandonare la loro attività commerciale e di ritornare in Francia. Il 10 aprile 1932, esattamente 99 anni fa oggi, dopo poco più di due mesi dai primi bombardamenti e attacchi giapponesi sul suolo cinese, Alfred e Suzanne s’imbarcano a Shanghai sulla motonave George Philippar, di ritorno in Francia dal suo viaggio inaugurale; con loro condivideranno il viaggio Albert Londres.

Alle 2 di mattina del 26 maggio, nel golfo di Aden, viene lanciato l’allarme per un incendio a bordo a termine di una festa di ballo per celebrare la Pentecoste. Le fiamme avviluppano il transatlantico francese in pochissimo tempo, danneggiando irreparabilmente alcune scialuppe di salvataggio.

I Lang-Willar riescono tuttavia a salvarsi e vengono imbarcati su una nave russa accorsa in aiuto insieme ad altre imbarcazioni che hanno risposto all’ SOS del Philippar ma per il giornalista Londres e altri 52 viaggiatori, non c’è più niente da fare: bruciati vivi, asfissiati o annegati; i loro corpi non verranno mai più ritrovati.

Dalla nave sovietica, Alfred scatterà alcune foto del Philippar in fiamme e in procinto di inabissarsi.

Il vapore francese ”Lebon” preleverà i nostri superstiti protagonisti, insieme ad altri sopravvissuti, dalla nave sovietica Sovetzkaya Neft per accompagnarli a Gibuti. Dal porto di Gibuti, la nave Comerin porterà la coppia francese a Port Said, Egitto, attraverso il canale di Suez.

Un servizio radiotelegrafico a bordo del Comerin permetterà ad Alfred e Suzanne di inviare messaggi in Francia per tranquillizzare i familiari in apprensione. Il direttore del quotidiano parigino Excelsior, amico di Alfred, suggerisce alla coppia un percorso alternativo per anticipare il rientro in patria: le foto del Philippar in fiamme meritavano di essere pubblicate il prima possibile.

Dal porto di Alessandria d’Egitto, la turbonave italiana Esperia (affondata dagli Alleati anni dopo, durante la seconda guerra mondiale), traghetterà i nostri protagonisti a Brindisi, in Puglia.

Il direttore dell’Excelsior aveva già organizzato il loro rientro con i piloti Goulette e Moriceau, pronti a prelevarli a Brindisi.

Dopo una breve intervista rilasciata ai giornalisti italiani in merito al naufragio del Philippar, poco prima delle 14:30 del 25 maggio, Alfred e Suzanne raggiungono l’aeroporto di Brindisi.

Come già narrato, il velivolo francese Farman 190 decolla in direzione di Marsiglia in condizioni meteorologiche disastrose.

Dopo un paio di ore di volo, lo schianto sul monte Scalelle: un cittadino di Veroli troverà la mattina seguente il corpo di Alfred fuori dai rottami del velivolo, senza un braccio, e con il cappello che copriva pietosamente il suo volto.

Furono eseguiti solenni funerali di Stato a Roma, dopo una breve permanenza dei feretri delle vittime nel cimitero israelitico di Testaccio, e in seguito, sempre in forma solenne, a Parigi.

Non mancarono tesi complottiste da parte della stampa francofona sul naufragio del Philippar, in relazione allo scoop che Londres avrebbe dovuto pubblicare (si ipotizzava un traffico di armi e droghe tra Francia, Cina e Russia), e in seguito, spesso contraddicendosi, sul decesso stesso dei Lang-Willar.

Oggi Alfred riposa vicino alla sua amata moglie presso il cimitero parigino di Passy.

Per visitare virtualmente la sua tomba, clicca qui:
https://it.billiongraves.international/grave/ALFRED-LANG-WILLAR/14972445

Fonti:

  • Il mistero dei Monti Ernici – la Femmina Morta, Stefano Magliocchetti;
  • Mon père, Albert Londres et le Georges Philippar, Jean-Paul Ollivier;
  • Il giornale Comoedia, 18 octobre 1921, rubrique Échos.

Alfred Land-Willar

La turbonave italiana Esperia

Il transatlantico francese George Philippar in fiamme prima di inabissarsi nel golfo di Aden

Alfred, Suzanne e il giornalista Albert Londres, tratto dal fumetto Da Shanghai a Veroli di James Fantauzzi

Suzanne Lang-Willar 

Sarah Suzanne Picard nasce il 4 febbraio 1894 nella città elvetica di La Chaux De Fonds, nipote di quel Raphael Picard che inventerà la famosa marca di orologi Invicta nel 1837. 

Diplomatasi con profitto nel 1912 nella sua città natale, lavorerà nell’azienda di famiglia curando le relazioni sociali ma si distinguerà soprattutto nel sociale, dove lavorerà incessantemente per aiutare le famiglie bisognose. 

Durante una di queste attività benefiche e caritatevoli nella quale Suzanne aveva organizzato un banco di vendite, conoscerà l’uomo con cui condividerà la vita e l’infausto destino: Alfred Lang-Willar; tra loro fu un vero e proprie colpo di fulmine e il loro amore si consoliderà definitivamente un anno dopo, nel 1916, quando convoleranno a nozze a Parigi. 

Come ricordato nella biografia di Alfred, vivranno e lavoreranno a Buenos Aires, Argentina, dove nasceranno i loro primi figli: Robert e Jean Pierre.

All’inizio degli anni 20 torneranno a Parigi dove risiederanno stabilmente in via Kleber, 94 e dove verrà alla luce la piccola Claudine (1922).   

Dal 1922 al 1931 Suzanne non seguirà il marito nei suoi viaggi d’affari ma rimarrà nella capitale francese ad accudire i figli, fare beneficienza e fare vita mondana. 

Magliocchetti, nella sua opera “ Il mistero dei Monti Ernici – la Femmina Morta”, riporta che Suzanne era molto sportiva, eccellente tennista, molto amica di Borotra* che ospitava spesso a casa sua, praticava sci e l’equitazione. Altri amici illustri di famiglia furono Anatole France**, il colonnello Edouard Corniglion Molinier*** e il sovietico Lev Trotsky****. 

Come già evidenziato, anche a Parigi Suzanne non smetterà di fare beneficienza per i più sfortunati della società francese e fu anche per questo che, insieme al marito, ebbe tanti ammiratori.

Verso la metà del 1931, Suzanne accompagnerà l’amato marito in Cina per impiantare una succursale della banca Louis Dreyfus, di proprietà del cugino di Alfred, anche al fine di implementare il mercato della soia.   

Da quel momento, Suzanne condividerà i drammatici eventi già elencati nella biografia del marito in questa pagina, nel suo avventuroso viaggio di ritorno, fino al decesso legato alla sciagura aerea sui Monti Ernici il 25 maggio 1932.

Questa tragica storia è stata più volte evocata dalla letteratura. Ricordiamo, oltre all’opera dell’amico Magliocchetti e il graphic novel di James Fantauzzi, un’opera di Pierre Assouline, Jean-Paul Ollivier e, seppur in un’ottica complottista, quella di Régis Debray, famoso scrittore e filosofo che affiancò Che Guevara durante la fallita rivoluzione boliviana.  

Claudine, figlia dei Lang-Willar, sposerà Marc Najar, virtuoso commerciante internazionale di materie prime. Il 30 luglio 1960, l’aereo privato nel quale viaggiava insieme al marito (che lo pilotava) e a due figli, si schiantò, mentre furono diretti in Scozia. Fu l’ennesima e incomprensibile sciagura che si abbatté sull’illustre famiglia e che fece molto parlare di sé all’epoca dei fatti.  

Jean-Pierre Lang-Willar diventerà socio in affari con il cognato Najar e si distinguerà successivamente nel commercio internazionale di caffè e grano.

Il giornalista e scrittore Dan Morgan, nel suo libro “Les Géants du grain” (i giganti del grano), descrive la vita avventurosa di Jean-Pierre Lang-Willar e Marc Najar.

Ricordiamo, tra i discendenti di Alfred e Suzanne, il cantautore francese di successo Raphael, nome d’arte di Raphaël Haroche, che ha da poco pubblicato un disco, il nono in studio, dal titolo Haute Fidélité. 

Per visitare virtualmente la tomba di Suzanne, clicca qui: https://it.billiongraves.international/grave/SUZANNE-PICARD-LANG-WILLAR/14972446

*

Jean Borotra fu un campione di tennis nonché controverso politico francese. Fu uno dei “Quattro Moschettieri” della nazionale francese di tennis, vincitore di numerose gare in coppa Davis tra il 1920 e il 1930 e assumerà il ruolo di commissario generale per l’educazione fisica sotto il governo fascista di Vichy, di fatto ministro di Pétain. Sarà arrestato dalla gestapo mentre tenterà di raggiungere l’Africa e inviato nel campo di concentramento di Sachsenhausen e in seguito nel castello austriaco d’Itter. Verrà liberato durante la famosa “Battaglia per il Castello di Itter” il 5 maggio 1945, nella quale parteciperà attivamente a fianco degli Alleati. Anche se sorvegliato speciale dopo la guerra, per il suo presunto collaborazionismo, non verrà di fatto mai epurato e questo non gli impedirà di lavorare a lungo per tentare di riabilitare culturalmente la figura di Pétain. 

**

Scrittore francese vincitore del premio Nobel nel 1921.

***

Il colonnello Edouard Corniglion Molinier fu pilota di caccia, generale di divisione dell’aeronautica, senatore, deputato e ministro della IV e V Repubblica, nonché produttore cinematografico, presidente delle società di stampa e giornalista.

****

Trotsky fu un rivoluzionario ebreo comunista sovietico, ucciso da un sicario di Stalin in Messico.

 Fonti:

  • Il mistero dei Monti Ernici – la Femmina Morta, Stefano Magliocchetti;
  • Les Géants du grain, Dan Morgan;
  • Albert Londres, vie et mort d’un grand reporter, Pierre Assouline;
  • Mon père, Albert Londres et le George Philippar, Jean-Paul Ollivier.


Suzanne Lang-willar
Suzanne Lang-Willar
Disegno di Suzanne tratto dal graphic novel “Da Shanghai a Veroli” di james Fantauzzi

Albert Londres

Albert Londres fu una vittima non direttamente collegata alla sciagura aerea di Veroli, in provincia di Frosinone, dove morirono, come già evidenziato nei precedenti post, i piloti Marcel Goulette, Lucien Moreau e i famosi passeggeri Alfred Lang-Willar con la dolce consorte Suzanne Picard, il 25 maggio del 1932 sui Monti Ernici, in una località oggi denominata Fossa Susanna, in ricordo e in ossequio alla giovane e sfortunata vittima transalpina.

Albert Londres viene oggi considerato a ragione il padre del giornalismo d’inchiesta. Ogni anno, dal 1933, viene assegnato il prestigioso “Prix Londres” (Premio Londres) al migliore giornalista francofono, corrispettivo francese del Premio Pulitzer.

Londres nacque a Vichy, nella regione francese dell’Alvernia-Rodano-Alpi, il primo novembre del 1884 da una famiglia piuttosto modesta (il padre fu un ramaio).

Iniziò a lavorare a Lione come contabile nel 1901 e poi a Parigi nel 1903 dove pubblica la sua prima raccolta di poemi, Suivant des heures (Seguendo delle ore) e un’opera teatrale in 5 atti e in versi: Gambetta (la quale non verrà mai messa in scena).

Scrive saltuariamente degli articoli per quotidiani della regione fino a diventare corrispondente parigino del giornale lionese Le Salut Pubblic (1904).

Dal 1906 diventa giornalista parlamentare per il quotidiano Le Matin.

Il talento di Londres emergerà durante le sue inchieste sui fronti della Prima Guerra Mondiale in Belgio e nei Balcani dove si recherà di persona, a rischio della propria vita.

Il quotidiano Petit Journal lo licenzierà nel 1919 per i suoi articoli sull’Italia. Scriverà infatti: “…gli italiani sono molto scontenti delle condizioni di pace preparate da Wilson, Lloyd George e Clemenceau”. Sembrerebbe che sia stato proprio quest’ultimo, in qualità di Presidente del Consiglio francese, a spingere il giornale, repubblicano e conservatore, all’allontanamento forzato di Londres (ma non vi sono prove certe).

Si recherà in Russia nel 1920 come inviato dell’Excelsior, quotidiano parigino che abbiamo già descritto nella breve biografia di Alfred Lang-Willar (quest’ultimo era amico del direttore), dove analizzerà le figure di Lenin, Trotski e descriverà le condizioni del popolo russo.

Nel 1922 viaggerà in Cina e Giappone per descriverne le bellezze, le culture, fatti e misfatti e un anno dopo diventerà talmente popolare che i suoi scritti verranno raccolti in libri.

Londres lavorò quindi per Le Petit Parisien: la sua fama di spigoloso indagatore giornalistico crebbe a dismisura.

Nel 1929 concentrò le sue indagini sull’antisemitismo recandosi in Palestina, nei ghetti di Varsavia e Praga, in Transilvania, nel Regno Unito (denunciandone le ambiguità) e descrisse le ostilità degli arabi.

E’ sempre più evidente la sua tendenza ad assumere un ruolo di osservatore impegnato. I suoi articoli descrivono e denunciano sempre più le ingiustizie e le contraddizioni delle istituzioni francesi (e non solo) a danno degli ultimi e delle minoranze.

Si reca nel 1923 nelle famigerate carceri e campi di lavoro francesi della Guyana (resi famosi dal romanzo semibiografico di Henri Charrière, “Papillon”, da cui è stato tratto l’omonimo capolavoro cinematografico con Steve McQueen e Dustin Hoffman). Londres vedrà con i propri occhi il disumano trattamento che i detenuti sono costretti a subire, coercizioni e violenze psicofisiche che egli denuncerà con meticoloso e instancabile zelo.

Un anno dopo visiterà le carceri militari e i campi di concentramento dell’Africa francese, denunciandone gli orrori. La Francia, una buona parte di essa, si indigna a seguito della lettura delle inchieste del sempre più famoso, oltre che scomodo, giornalista.

Di ritorno in patria scriverà articoli sul Tour de France e scopre gli spietati interessi che spingono gli atleti a dover portare i loro corpi ad uno stress fisico al limite della sopravvivenza per poter gareggiare. Un problema sempre attuale, tra l’altro.

Denuncerà le disumane condizioni sanitarie, umane e igieniche degli ospedali psichiatrici francesi (“Il nostro compito non è quello di sbarazzarci dei pazzi, ma sbarazzare il pazzo dalla sua pazzia.”, scriverà).

Si interesserà del destino di molte donne francesi portate in Argentina e costrette a prostituirsi. Nel 1927 pubblicherà a tale proposito un libro-inchiesta, Le chemin de Buenos Aires (Il cammino di Buenos Aires).

Nei Balcani, le sue inchieste sonderanno invece i metodi terroristici dei “comitadjis”, nazionalisti macedoni.

Gli articoli di Londres scuoteranno le coscienze di molti francesi e infastidiranno non poco le autorità politiche, nonché i poteri forti dell’epoca.

Nel 1932 si concentrerà sul conflitto sino-giapponese, arrivando ad intervistare i generali cinesi e nipponici belligeranti. Stilerà alcuni articoli in merito ma altri li avrebbe pubblicati di ritorno in Francia. Articoli “scottanti”, che avrebbero scosso l’opinione pubblica internazionale, a suo dire.

Durante il soggiorno in Cina incontrerà più volte Alfred con la moglie Suzanne, con i quali condividerà brevi e piacevoli escursioni turistiche ma la guerra sino-giapponese li spinge a lasciare l’estremo oriente per far ritorno in Europa: i bombardamenti giapponesi di Shanghai e il rapimento dei Lang-Willar da parte di sbandati assetati di sangue, che ha avuto un esito positivo solo per un caso fortuito, rendono la presenza dei nostri protagonisti sul suolo cinese troppo rischiosa, come già scritto nei precedenti post.

Londres e i Lang-Willar si imbarcheranno sulla motonave francese George Philippar, di ritorno dal suo viaggio inaugurale. Trascorreranno insieme settimane serene durante il viaggio mentre il giornalista promette alla famosa coppia di svelare le scoperte delle sue indagini una volta raggiunti il porto di Gibuti (come evidenziato nell’articolo che Alfred inviò via cavo all’amico direttore dell’Excelsior, il quale lo fece pubblicare in prima pagina un giorno prima della sua scomparsa, il 24 maggio 1932 – l’articolo integrale tradotto in italiano si trova nel fumetto Da Shanghai a Veroli di Fantauzzi -).

Tuttavia, Londres non raggiungerà mai il porto di Gibuti. Il Philippar si trova nel golfo di Aden, a confine tra il continente africano e quello asiatico. É la Pentecoste del 1932, il 15 maggio, e sulla nave un‘orchestra allieta i passeggeri con i loro brani ballabili. Il giornalista preferisce cenare con i Lang-Willar e sceglie lui stesso il menu. Sarà la sua ultima cena. Quindici minuti circa dopo il rientro dei nostri protagonisti nei rispettivi alloggi, nel cuore della notte, un incendio investe rapidamente il transatlantico. Troppo rapidamente, forse. Alfred e Suzanne si salveranno. Londres e 53 persone moriranno invece asfissiati, carbonizzati o annegati.

Oltre all’ipotesi del corto circuito accidentale qualcuno inizierà a parlare di attentato che aveva l’obiettivo di mettere a tacere per sempre la voce scomoda del giornalismo transalpino in relazione allo scoop che doveva divulgare in Francia. « Un commercio illegale di armi, droghe, d’interferenza bolscevica negli affari cinesi ” ipotizzerà anni dopo lo scrittore e giornalista Pierre Assouline parlando di Albert Londres e del suo articolo mai pubblicato. Lo stesso complottismo che darà un senso narrativo al decesso dei coniugi Lang-Willar in Italia avvenuto 9 giorni dopo il naufragio della motonave francese.

Il giornalista è deceduto all’età di 48 anni.

Il corpo di Londres non è stato ovviamente ritrovato ma egli sopravvive nei cuori dei giornalisti liberi che descrivono la realtà senza filtri condizionati da motivazioni ideologiche e/o economiche e con un occhio di riguardo per gli ultimi della terra, pagando spesso con la vita il loro coraggio.

Fonti

  • Il mistero dei Monti Ernici – la Femmina Morta, Stefano Magliocchetti;
  • Albert Londres, vie et mort d’un grand reporter, Pierre Assouline;
  • Mon père, Albert Londres et le George Philippar, Jean-Paul Ollivier.



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