LA MIA ARTE GRAFICA

WAR PIGS

Generals gathered in their masses

just like witches at black masses

evil minds that plot destruction

sorcerers of death’s construction

in the fields the bodies burning

as the war machine keeps turning

death and hatred to mankind

poisoning their brainwashed minds…

I MAIALI DELLA GUERRA

Generali raccolti nei loro ammassamenti

Proprio come le streghe ai sabba

Menti malvagie che pianificano distruzione

Stregoni della costruzione della morte

Nei campi bruciano i corpi

Mentre la macchina da guerra avanza

Morte e odio per la razza umana,

Avvelenando le menti già plagiate.

Brano dei BLACK SABBATH (1970)

Disegno realizzato da J. F.


BATMAN

Batman vs Jocker

Disegnato con Procreate dal sottoscritto e liberamente ispirato dal famoso modello di Koto Inc.


BATMAN

Liberamente ispirato ad un capolavoro del grande maestro Gabriele Dell’Otto.

Realizzato su iPad da J. F.


CARONTE

“Ed ecco verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo,

gridando: “Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo:

i’ vegno per menarvi a l’altra riva

ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.”

Divina Commedia – Inferno – Canto III – vv.82-111

Dante Alighieri

Caronte, il “traghettatore”, secondo la mitologia greco-romana aveva il cupo e macabro compito di trasportare le anime dei defunti nel regno degli inferi attraverso il fiume Acheronte. Se i morti avevano ricevuto un adeguato rito funebre o se erano in possesso di due monete (obolo) che venivano posizionate solitamente sugli occhi del defunto o sotto la lingua, erano meritevoli di essere traghettati da Caronte verso l’eterno riposo del regno dei morti (Ade). Mancando tali requisiti, le anime vagavano tormentate per l’eternità (100 anni secondo altre versioni) nei pressi del fiume.

Illustrato da J. F.


STREGONERIA E ANTICHI MARSI

“Vi sono ingordi uccelli, (…) testa grande, occhi sbarrati,
rostri adatti ai furti; penne biancastre, uncino inserito
nelle unghie; volano di notte e cercano lattanti che
siano privi di nutrice, e straziano i corpi rapiti dalle loro culle;
si dice che con il loro rostro strappino le viscere dei lattanti,
e hanno il gozzo pieno del sangue bevuto. Il loro nome è strigi,
ma il motivo del nome è dovuto al fatto che di notte stridono orrendamente”

Il poeta romano Ovidio, nel libro VI dei Fasti, prosegue il componimento chiedendosi se queste “streghe” nascessero già sotto forma di mostruosi uccelli oppure se, per mezzo di nenie cantate dagli antichi Marsi, alcune donne anziane si trasformassero in orribili e temibili arpie. Fu così che lo spauracchio delle strigi, anche se di tradizione molto più antica dell’epoca imperiale, infestò le menti degli antichi romani.

Ovidio, essendo nato in territorio pelino (oggi in Abruzzo), conosceva molto bene i confinanti e bellicosi Marsi, con la loro antica padronanza di riti magici e incantesimi, simbolicamente rappresentata dalla dea Angizia, sorella di Circe e Medea, incantatrice di serpenti e maga guaritrice, venerata in un tempio ubicato nell’odierna Luco dei Marsi (Aq).

Al netto delle innumerevoli storie e leggende locali che possiamo ancora oggi leggere o ascoltare in tutto il territorio abruzzese, il legame tra stregoneria e Marsi verrà successivamente descritto e analizzato a partire dalle osservazioni di illustri autori tra cui l’archeologo inglese Richard Colt Hoare nel XVIII sec. e tracce di tale correlazione sono state confermate dal ritrovamento intorno al Fucino di antichi amuleti e oggettistiche legati al culto delle streghe (o alla protezione da esse) alcuni dei quali conservati oggigiorno nel museo archeologico di Perugia.

Disegnato da J.F.


TERREMOTO DELL’ABRUZZO 1915

In ricordo delle 30519 vittime del terremoto che colpì la Marsica e dintorni la mattina del 13 gennaio 1915 alcuni minuti prima delle 8.

In ricordo delle numerose vittime del comune di Balsorano:

Nomi                                      Anni 



BATMAN

Batman (stile di Eddy Barrows)

Realizzato con penna digitale e Artstudio da J.F.


Il Cavaliere Oscuro nell’inconfondibile stile del compianto Scott Clark, scomparso troppo prematuramente.
Realizzato con Artstudio e penna digitale il 27 ottobre 2021 da J. F.

Batman (stile di Gabriele Dell’Otto). Realizzato il 24 ottobre 2021 con Artstudio e penna digitale da J.F.



Realizzato con Artstudio e penna digitale il 31 agosto 2021

IL CAVALIERE OSCURO DI GOTHAM

Realizzato con Artstudio e penna digitale il 4 luglio 2021

Joker

Non potevo non rendere onore a modo mio ad un personaggio della mia infanzia, seppur negativo, dopo aver visto il film di Todd Phillips, con un Joaquin Phoenix da Oscar nel ruolo di… JOKER!

Realizzato con iPad Pro, app ArtStudio e penna digitale

La Donna e il Corvo

Il bacio tra una donna e un corvo: un affascinante e antico connubio
simbolico dal forte potere evocativo e senza tempo.


Disegnato con Ipad, pencil e app Artstudio, ottobre 2017, da James fantauzzi

Omaggio a Stanley Kubrick



“Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio.” (In relazione al suo capolavoro: 2001, Odissea nello Spazio)

Disegnato con Ipad e penna digitale (applicativo Artstudio) da James Fantauzzi – ottobre 2015


La morte di Spartaco

« …et, quod sub gladiatore duce oportuit, sine missione pugnatum est. Spartacus ipse in primo agmine fortissime dimicans, quasi imperator, occisus est.”

« …e, come doveano sotto un capo gladiatore, combatterono fino all’ultimo sangue. Spartaco stesso combatté nelle prime file e morì sul campo da prode generale.”

Lucius Annaeus Florus, Compendio della storia romana

Realizzato a matite su foglio A3 nell’ottobre del 2015 da James Fantauzzi.


CHARLIE CHAPLIN


Mario Kempes e i “mondiali della vergogna”


Balsorano (AQ) ferito dal terremoto del 1915


Spartaco il Trace

“…Spartaco, nato in Tracia, di condizion pastorale, e non solamente fornito di grande coraggio e di robustezza, ma di senno in oltre e di piacevolezza più che li non conveniva alla fortuna sua, ed avea in somma costumi propri di un Greco più assai che di un barbaro.” 
Le Vite Parallele, Plutarco.

(James Fantauzzi, realizzato con Ipad e penna digitale, 2014)

CLOCHARD

“La povertà è la peggior forma di violenza.” Gandhi


James Fantauzzi, realizzato su PC con Adobe Photoshop e mouse (settembre 2001)


La Ballade des Pendus
(La Ballata degli Impiccati)


La Ballade des Pendus è un’opera scritta dal poeta francese François de Moncorbier detto Villon. Nato a Parigi nel 1431 e scomparso nel 1463, Villon è uno dei poeti più conosciuti del medio evo e la sua vita sregolata e miserabile lo proiettano inesorabilmente nell’olimpo degli artisti “maudits”. E’ considerato, infatti, dai moderni studiosi come il primo poeta “maledetto” nonché prima poeta lirico. Le poche notizie che si hanno su di lui lo vogliono studente allegro ma indisciplinato al Quartiere Latino a 21 anni. Tre anni dopo uccide un prete in una rissa e fugge da Parigi. Verrà amnistiato ma sarà costretto di nuovo all’esilio dopo aver partecipato a un furto nel collegio di Navarre. Il duca “poeta” Carlo I d’Orléans lo accoglierà presso la sua corte a cavallo tra il 1457 e il 1458 per avere un supporto artistico ma tale collaborazione è destinata a fallire. Condurrà allora una vita da vagabondo. Di nuovo carcerato a Meung-sur-Loire e in seguito liberato durante l’avvento di Luigi XI, il poeta decide di tornare a Parigi dopo 6 anni di assenza ma subirà ben presto un nuovo processo e sarà condannato all’impiccagione dopo aver partecipato, in base all’accusa, all’ennesima rissa. Il Parlamento decide però di cancellare la condanna ma gli ordina di abbandonare la città. Da quel momento, di Villon non si avranno più notizie certe.     
La Ballade des Pendus (Ballata degli Impiccati) è il poema più famoso del poeta francese. Molto probabilmente è stato composto dopo la sentenza della sua condanna a morte mediante impiccagione nell’ultimo processo che lo vedeva implicato in una rissa a danno del notaio pontificio Ferrebouc (anche se sembrerebbe che il poeta non fosse direttamente coinvolto e che, anzi, si sarebbe messo in disparte durante la colluttazione organizzata dai suoi amici). L’ineluttabilità della sua imminente fine e l’immagine del suo corpo in decomposizione, appeso a un cappio, che sarà pubblicamente esposto alle intemperie climatiche e agli uccelli rapaci che si nutriranno delle sue carni, solleciteranno il poeta francese, attraverso questo capolavoro, a indirizzarsi idealmente ai passanti che lo vedranno penzolare come un macabro trofeo di morte per chiedere loro pietà, rispetto e delle preghiere a Gesù. L’esperto medievalista Jean Fauret scrisse che il primo verso della ballata conserva ancora oggi un enorme potere evocativo carico di forti emozioni poiché il monologo degli impiccati immaginato da Villon nel poema trascende la barriera del tempo e della morte. Come dargli torto, considerando il rispetto quasi religioso, oltre ad un senso d’irrequieto disagio e sommessa tristezza, che tale poema suscita ancora oggi tra chi legge questi versi con la dovuta sensibilità? Anche il poeta e cantautore ribelle Fabrizio De André scrisse una prefazione elogiativa in un volume curato da Luigi de Nardis sulle poesie del Villon (Feltrinelli Milano, 1996), un autore che l’artista genovese sentiva molto vicino.

Alla 5° elementare in Francia, nel lontano anno scolastico 1979-1980, la maestra Bondetti costrinse noi alunni a imparare a memoria questo perturbante poema e per anni non le perdonai questo incomprensibile compito. Oggi mi sento in dovere di ringraziarla giacché quest’opera mi mise in contatto per la prima volta con l’universo e con l’universalità della morte e i suoi simbolismi: un concetto soffocato e rimosso dai valori della cultura occidentale con tutte le nefaste e palesi conseguenze che tale scelta ha comportato sul piano culturale (e non solo) … ma questo, come si suol dire, è un altro discorso.

J.F. 


A seguire, la ballata nella sua versione francofona originale come fu scritta da Villon e una versione in italiano.



La Ballade des Pendus


Frères humains qui après nous vivez
N’ayez les cœurs contre nous endurcis,
Car, se pitié de nous pauvres avez,
Dieu en aura plus tost de vous merciz.
Vous nous voyez cy attachez cinq, six
Quant de la chair, que trop avons nourrie,
Elle est pieça devoree et pourrie,
Et nous les os, devenons cendre et pouldre.
De nostre mal personne ne s’en rie :
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre!

Se frères vous clamons, pas n’en devez
Avoir desdain, quoy que fusmes occiz
Par justice. Toutesfois, vous savez
Que tous hommes n’ont pas bon sens rassiz;
Excusez nous, puis que sommes transis,
Envers le filz de la Vierge Marie,
Que sa grâce ne soit pour nous tarie,
Nous préservant de l’infernale fouldre.
Nous sommes mors, ame ne nous harie;
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre!

La pluye nous a débuez et lavez,
Et le soleil desséchez et noirciz:
Pies, corbeaulx nous ont les yeulx cavez
Et arraché la barbe et les sourciz.
Jamais nul temps nous ne sommes assis;
Puis ça, puis la, comme le vent varie,
A son plaisir sans cesser nous charie,
Plus becquetez d’oiseaulx que dez à couldre.
Ne soyez donc de nostre confrarie;
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre!

Prince Jhesus, qui sur tous a maistrie,
Garde qu’Enfer n’ait de nous seigneurie :
A luy n’avons que faire ne que souldre.
Hommes, icy n’a point de mocquerie;
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre.




La Ballata degli Impiccati


Fratelli umani che dopo noi vivete,
non abbiate con noi i cuori induriti,
perché se avete pietà di noi, poveri,
Dio avrà più presto pietà di voi.
Voi ci vedete qui, in cinque, sei, appesi:
quanto alla nostra carne, troppo nutrita,
dopo molto tempo è divorata e putrida,
fino all’osso, siam polvere e cenere.
Della nostra sventura, nessun si rallegri,
ma pregate Dio che tutti noi assolva!

Se noi vi chiamiamo fratelli, non dovete
averne sdegno, anche se siamo stati uccisi
dalla giustizia. Tuttavia voi sapete
che animo turbolento hanno gli uomini.
Perdonateci, perché siamo trapassati,
verso il figlio della Vergine Maria,
ché la sua grazia non ci sia arida,
e ci preservi dalle fiamme infernali.
Siamo morti, nessuno ci tormenti,
ma pregate Dio che tutti noi assolva!

La pioggia ci ha lavati abbastanza
e il sole ci ha anneriti e seccati;
Gazze, corvi ci hanno gli occhi scavati,
e strappata la barba e le sopracciglia.
Mai un solo istante restiamo seduti;
di qua e di là, come fa il vento soffiando,
a suo agio, senza tregua siam sballottati
e in più colpiti e dagli uccelli beccati.
Non siate della nostra confraternita di assassini,
ma pregate Dio che tutti noi assolva!

Principe Gesù che hai potere su tutti,
fa che l’inferno in potere non ci abbia:
non avendo nulla a che spartire con lui.
Uomini, qui c’è poco da scherzare,
ma pregate Dio che tutti noi assolva.

Disegno realizzato con Ipad, penna digitale e Artstudio, da James Fantauzzi, giugno 2015

V FOR VENDETTA


PARTITA CON LA MORTE 


La Morte crudele, la Morte spietata! La Morte! La Morte! La morte è arrivata!
La morte orribile, la Morte atroce, le urla del nulla son la sua voce…
La Morte cattiva, la Morte perversa, la Morte normale, la Morte diversa.
La morte che strazia, la Morte che sbrana, di tutti i dolori la Morte è sovrana!
Verrà la morte e i tuoi rimorsi avrà giù nell’inferno con te li porterà
La Morte nemica, la Morte spietata, la Morte temuta, la Morte invocata!
La Morte d’acciaio, la Morte tagliente, è inutile urlare, la Morte non sente niente!
Verrà la Morte e porterà nel cuore le folli storie dell’odio e dell’amore…
Verrà la Morte e con sé porterà un pò di tristezza, un pò di pietà…
La vita fuggita, la vita sognata, la Morte è venuta la morte è passata.
La Morte ha colpito in un solo momento, la Morte di sangue, la morte di vento.
La Morte negli occhi, la Morte nel cuore, l’amore e la Morte, la Morte e l’amore.



Verso tratto da Dylan Dog N.66 (Bonelli Editore)
(James Fantauzzi, realizzato con Ipad, applicativo Artstudio e pencil il 25 dicembre 2019)

SECONDO OMAGGIO A DYLAN DOG

Aggiungo un tributo personale ad un suo disegnatore storico dal tratto inconfondibile (che ho tentato di copiare): Corrado Roi


QUANDO QUALCUNO RUBA UN FIORE PER TE…


MIO OMAGGIO AD UN MITO DEI NOSTRI TEMPI

“Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, egli stesso un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.”

Friedrich Nietzsche

Disegnato su iPad con penna digitale e applicativo Artstudio il 27 febbraio 2021


OMAGGIO A JAMES O’BARR ED AL SUO CAPOLAVORO: IL CORVO

OMAGGIO A JAMES ‘O BARR ED AL SUO CAPOLAVORO FUMETTISTICO: IL CORVO

“Shelly: Sei mio?
Eric: Per sempre.
Shelly: Solo per sempre?
Eric: Per sempre… ed oltre.”

“Se le persone che amiamo ci vengono portate via, l’unico modo perché continuino a vivere è non smettere di amarle. Gli edifici possono bruciare, le persone morire ma il vero amore è per sempre.”

“Si credeva un tempo che quando una persona moriva, un corvo trasportasse la sua anima nella terra dei morti. Ma a volte accadevano delle cose così tremende che un dolore infinito la accompagnava; e l’anima non poteva riposare. Allora a volte, solo a volte, il Corvo riportava quell’anima indietro perché risistemasse le cose.”

Un fumetto che O’Barr realizzò dopo che un camionista ubriaco investì e uccise la sua compagna: una ragazza che stava per sposare e che amò più della sua stessa vita. Il camionista assassino farà perdere le sue tracce.
James, distrutto dal dolore, si stava lentamente e inesorabilmente spegnendo, ma trovò tuttavia la forza di scrivere e illustrare un’opera catartica dove il rock, l’odio, la vendetta e l’amore sono indiscussi protagonisti. Un graphic novel dal quale Alex Proyas estrapolerà un capolavoro cinematografico diventato un cult movie apprezzato in tutto il mondo: The Crow (il Corvo).

Disegno realizzato con penna digitale e Artstudio su iPad il 17 aprile 2021


BATMAN AND CATWOMAN

Realizzato con iPad Pro, Pencil e app Artstudio, 26 maggio 2021


LA BESTIA DEL GEVAUDAN

Il parroco di Langogne, oggi dipartimento della Lozère nella regione francese dell’Occitania, scrisse il 28 aprile 1765 a Magné de Marolles (traduzione letterale dal francese arcaico).

“… apparve in questo paese da 11 mesi circa (giugno 1764, NdR) e ivi soggiornò tre o quattro (ovvero fino a settembre 1764, NdR) dopo di che, percorse diverse parrocchie vicine, e infine si stabilì nei pressi di Saint-Alban dove ha continuato a reiterare le sue devastazioni, ella divorò sette bambini intorno alla città. Il numero di coloro che ha divorato nella stessa maniera negli altri posti è indeterminato, ma è considerevole…” (lettera originale archiviata oggi presso la Biblioteca Nazionale di Francia)

Duhamel, capitano Aiutante-Maggiore dei volontari di Clermont-Prince e uno dei tanti protagonisti di questa incredibile vicenda, redigerà una lista delle vittime della “Bestia”:

“Una donna di 50 anni del villaggio di Buffaret parrocchia d’Aumont nel Gevaudan fu divorata il 25 novembre (1764, NdR) alle cinque di sera. La bestia feroce, dopo aver rosicchiato il collo di questa donna fino alle spalle le portò via la testa che fu ritrovata il giorno dopo in un bosco ad un quarto d’ora dal punto dove la donna perì; questa testa che un contadino mi riportò era spaccata in due (…) ed era all’interno come all’esterno altrettanto ripulita come l’avorio.”

Oggi è possibile trovare e leggere queste testimonianze epistolari dell’epoca, che sembrano il prodotto letterario di un moderno scrittore horror di talento, negli archivi dipartimentali, nazionali, municipali, nelle biblioteche (nazionale e municipali) e nei registri parrocchiali transalpini.

Questa storia è purtroppo vera e nonostante precedentemente vi fossero state “creature” ancora più “performanti” dal punto di vista del numero di persone uccise nella storia pregressa francese, la “Bête du Gévaudan” ebbe un impatto mediatico assai notevole. Anzi, è considerata una delle prime notizie ad aver avuto un’importante risonanza internazionale grazie, secondo gli esperti, ai quotidiani che iniziarono a muovere i primi passi, La Gazzette d’Avignon su tutti, e che divulgarono con successo questo incredibile racconto.

Il Gevaudan era l’antico nome dato alla provincia centro meridionale che oggi corrisponde alla diocesi della città di Mende, nell’attuale territorio di Linguadoca e dal 1764 al 1767 fu teatro di avvenimenti di sangue che ebbe appunto come protagonista una “creatura sconosciuta ai nostri climi” e che ancora oggi fa scorrere fiumi di inchiostro tra studiosi e appassionati.

Il re Luigi XV, deriso dai nemici inglesi e dalla loro stampa che parlava sarcasticamente di “un gattino che metteva in ginocchio la Francia”, inviò i suoi migliori cacciatori di lupi per fermare le stragi ma fu tutto inutile. Propose 6000 libri di ricompensa a chi avrebbe annientato la bestia feroce, che sommati ai 2000 libri della provincia, 1000 proposti dal vescovo di Mende (all’epoca guida religiosa e politica del territorio), 400 del Gevaudan e di Vivarais (antica regione francese confinante) si raggiunse un totale di 9400 libri di premio (il libro era l’antica moneta francese in vigore fino al 1795 e per avere un’idea del suo valore basti dire che un cavallo all’epoca costava circa 100 libri).

Gli studiosi, tra cui l’amico e esperto Bernard Soulier, hanno trovato i documenti relativi a 78 decessi ufficiali causati dalla “bestia” (veniva descritta proprio così negli atti dell’epoca) che abbracciavano un periodo compreso tra il 3 luglio 1764 (Jeanne Boulet di 14 anni della parrocchia di St Étienne de Lugdares) e l’ultima vittima accertata uccisa il 17 giugno 1767 (Jeanne Bastide, 19 anni, di Lesbinieres).

E sarà proprio il 17 giugno 1767 che la creatura, la quale per ben 3 anni seminò sangue e terrore nelle campagne francesi, uccidendo soprattutto donne e bambini, troverà la morte per mano di un cacciatore del luogo, secondo alcuni il suo domatore (anche se non vi sono prove certe a riguardo), durante una delle tante battute di caccia organizzate dai nobili locali. Il giovanissimo marchese D’Apchier (che fuggirà in Spagna durante la Rivoluzione per non fare più ritorno) organizzò egli stesso la battuta di caccia ubicando i suoi uomini sul monte Mouchet (1497 m) dove l’animale misterioso era solito rifugiarsi. La mattina del 17 giugno Jean Chastel sparò quindi alla bestia e da quel momento i crimini cessarono definitivamente.

I pochi sopravvissuti agli attacchi del “mostro” asserivano che “somiglia ad un grosso lupo ma non è un lupo”. Il lupo, tra l’altro, lo conoscevano bene i poveri contadini francesi considerando il fatto che ci convivevano da secoli (inutile rimarcare che le tante battute di caccia che coinvolsero migliaia di persone durante il triennio di sangue portarono quasi all’estinzione del canide nella Francia meridionale).

Per il vescovo di Mende, Choiseul-Beaupré, la “bestia” è stata inviata direttamente da Dio per punire i genitori incapaci di educare cristianamente i propri figli (la trascrizione delle sua storica e agghiacciante predica del 31 dicembre 1764 fu fatta divulgare in tutte le parrocchie della diocesi); per altri la bestia fu un lupo fuori dal comune per comportamento e proporzioni o un ibrido cane-lupo, addomesticato o meno; per il ricercatore italiano Todaro fu un lupo affetto da acromegalia; per altri un lupo cerviero (una sotto specie oggi scomparsa); molti ancora parlano di iena striata, un orso, un leone, una tigre, una creatura extraterrestre, un lupo mannaro, ecc.

La verità sull’identità della creatura antropofaga molto probabilmente non la conosceremo mai ma ciò non fa altro che preservarne il mito su uno dei casi più misteriosi della Storia.

-Sur les traces de la Bete du Gevaudan et de ses victimes, Bernard Soulier, 2016;
-La Bestia del Gévaudan, Giovanni Todaro, 2007;
-La Malabestia, Pierluigi Romeo di Colloredo, 2019.

Illustrazione di James Fantauzzi con iPad, penna digitale e app Artstudio


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...